Un altro sospiro di sollievo, grazie a Greenpeace! E’ proprio il caso di dirlo! Wilmar International, il più grande operatore mondiale di olio di palma (ne commercializza ben il 40 per cento), ha accettato di mappare e monitorare i propri fornitori affinché questi non attuino azioni che vadano a danneggiare o, peggio, a distruggere le foreste pluviali.
La produzione indiscriminata di materie prime che hanno un alto potenziale di generare gravi ricadute su ambiente e diritti umani – come nel caso dell’olio di palma – sta alimentando una crisi climatica che ha impatti globali. Per evitare l’aumento delle temperature oltre il grado e mezzo, come indicato dall’IPCC, è fondamentale porre fine alla deforestazione e ripristinare le foreste danneggiate.
«Fermare la deforestazione richiede un’azione a livello di settore. È necessario che i commercianti di olio di palma, così come i produttori e le multinazionali che ne fanno uso, si impegnino ad implementare azioni urgenti e concrete per mappare e monitorare tutti i loro fornitori. Altrettanto importante è porre fine subito alle violazioni dei diritti umani», conclude Borghi.
Wilmar si impegna a mappare entro la fine del 2019 tutti i terreni appartenenti ai propri fornitori e a monitorare, attraverso l’uso di satelliti ad alta risoluzione, quanto accade nelle piantagioni: se nel corso del monitoraggio un fornitore verrà collegato a operazioni legate alla distruzione della foresta, Wilmar sospenderà immediatamente le relazioni commerciali con questo operatore.
«Wilmar rifornisce di olio di palma la maggior parte delle principali multinazionali del settore alimentare e della cosmesi. L’impegno preso oggi rappresenta, quindi, un importantissimo passo avanti e Greenpeace ne vigilerà il rispetto e l’implementazione», dichiara Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia.
«Ci aspettiamo che l’annuncio di Wilmar sproni Golden Agri Resources, Musim Mas e gli altri operatori internazionali di olio di palma ad adottare impegni simili. Perché ciò avvenga, è fondamentale che multinazionali come Mondelēz, Nestlé e Unilever, che acquistano olio di palma da diversi fornitori, si impegnino nella stessa direzione», aggiunge Borghi.
Sono numerose le multinazionali che, tra il 2010 e il 2015, si sono impegnate a ripulire la propria catena di approvvigionamento entro il 2020. Tuttavia, a meno di 400 giorni dalla scadenza di questo accordo, la situazione è ancora critica e la maggior parte dei commercianti di olio di palma non ha ancora raccolto le mappe delle piantagioni dei propri fornitori, necessarie per monitorare quanto accade sul campo.
Greenpeace continuerà a fare pressione sul settore dell’olio di palma per evitarne la produzione indiscriminata, per proteggere le foreste ed evitare la violazione dei diritti umani.