Antonio Canova è di certo uno degli esponenti più autorevoli del neoclassicismo italiano. “Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili” affermava Johann Joachim Winckelmann, monito ben condiviso da Canova.
La sua infanzia, terreno fertile ove far attecchire la passione per la scultura e ispirata dal lavoro di scalpellino del nonno materno, rappresentò fondamenta tenaci per concretizzare impegno, costanza ed ispirazione.
Antonio Canova fu insignito di titoli di rilievo quali “Principe dell’Accademia di San Luca”, “Ispettore Generale delle Arti dello Stato della Chiesa”, “Marchese d’Ischia”….. e realizzò anche opere pittoriche come ritrattista ufficiale di Napoleone. Lavorò su commissione per i nobili veneti e romani, la Corte Pontificia e i Borbone che furono i mecenati del suo periodo napoletano. Insomma un artista a tutto tondo, che lavorò indefessamente lasciando ai posteri opere qualitativamente notevoli.
Fino al 30 giugno, al MANN (Museo Archeologico di Napoli) una mostra intitolata “Canova e L’Antico” celebra Antonio Canova. Inaugurata il 28 marzo, la mostra “Canova e L’Antico” consente ai visitatori, grazie alla scelta del curatore Giuseppe Pavanello, studioso e cultore del maestro veneziano, di prendere visione di 110 opere di sopraffino gusto artistico, presentate senza clamori ma con estrema semplicità, proprio per esaltarne l’insita eccezionalità.
Il percorso espositivo, che si snoda su due piani, permette di visionare oltre che bozzetti e dipinti anche i suoi meravigliosi marmi. Opere fatte giungere nella capitale partenopea da siti d’eccellenza quali l’Ermitage di San Pietroburgo, il Getty Museum e il Bogdan Varvara Khonenko di Kiev che ad aprile ha inviato “La Pace”, scultura alta due metri simboleggiante la vittoria sul male.
Accompagnati dalla voce di Adriano Giannini, che sublima questa esperienza infondendo pathos nel racconto, si percorrono le sale inebriandosi dello splendore di questi manufatti che esaltano lo spirito e stupiscono per le proporzioni e la loro perfezione: la “Danzatrice con le mani sui fianchi”, “L’Ebe”, “Amore e Psiche” (incarnazione della storia narrata da Apuleio nelle Metamorfosi), il “Genio della Morte”, “L’Amorino Alato” detto anche Yussupov, le “Tre Grazie” (scultura raffigurante Aglaia, Eufrosine e Talìa, figlie di Zeus, divinità portatrici di gioia e floridità, di cui una copia è presente al Victoria and Albert Museum di Londra). Sempre nel Salone della Meridiana è possibile osservare la “Stele Mellerio”, il “Paride” e la suggestiva “Maddalena Penitente” dove Maria Maddalena è prostrata sulle ginocchia vinta dalla colpa e invocante pentimento.
Ancora pochi giorni a disposizione per immergersi in cotanta bellezza e stupore: non perdete l’occasione di poter affermare “Io c’ero”. L’arte è alito di vita e dilata la percezione dell’infinito: diamo modo a noi stessi di apprezzare la bellezza che migliora la qualità del nostro intelletto.
Il Museo Archeologico di Napoli (Piazza Museo n. 19), è aperto tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,30 tranne il martedì con costi che variano dai 15 euro per listino intero a 7,50 euro per il ridotto. Per i ragazzi dai 18 ai 25 anni facenti parte della C.E. il costo è di soli 2 euro.
Daniela D’Avino