Home Varie Medicina & Salute Tampone COVID-19: cosa è e a cosa serve

Tampone COVID-19: cosa è e a cosa serve

Coronavirus: cosa è il tampone COVID-19, a cosa serve ed efficacia nel diagnosticare la presenza virale

2733
CONDIVIDI
Covid19 coronavirus
Covid19 coronavirus

E’ da (troppo) tempo che tutti i giorni sentiamo parlare di Tampone COVID-19 e test sierologici per il coronavirus ma, data l’enorme mole di “informazioni”, ancora in tanti non hanno ben chiaro cosa sia veramente il tampone COVID-19, a cosa serve e se è veramente efficace nel diagnosticare la presenza virale.
In caso di positività o dubbio ai test sierologici è raccomandabile l’esecuzione del tampone COVID-19.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza grazie alla competenza ed alla disponibilità del Centro Medico Milano Unisalus presso cui è possibile effettuare il Tampone COVID-19.

Cosa è il COVID-19

COVID-19 sta per Corona Virus Disease 2019, cioè per infezione da parte di virus RNA appartenente alla classe dei corona virus, di cui si riconoscono almeno 7 varianti.
Il COVID-19 causa la malattia SASRS-CoV-2 cioè una severa ed acuta sindrome da stress respiratorio (Severe Acute Respiratory Syndrome) che, comparendo per seconda in ordine di tempo, viene appellata con 2 (agli inizi degli anni 2000 comparve la SARS seguita dopo qualche anno dalla MERS).

Cosa è il Tampone COVID-19

Il tampone COVID-19 è lo strumento validato a livello internazionale per fare diagnosi di infezione da COVID-19. La diagnosi è utile nel confermare che i pazienti che presentano sintomi che fanno supporre infezione da COVID-19 la abbiano veramente. Inoltre consente di individuare chi, tra coloro che sono stati a stretto contatto, sia, ancorché sano, portatore di malattia.
La diagnosi è utile quindi sia al singolo (lo identifica e ne permette la presa in carico) sia alla collettività (utile nel circoscrivere tempestivamente l’infezione, evitando la rapida diffusione nella società).

Partiamo quindi dall’inizio: nella fase uno della pandemia è stato fondamentale fare diagnosi tempestivamente di infezione da COVID-19.
Per fare diagnosi è necessario ritrovare il virus nel corpo. Essendo un virus che si annida e si diffonde attraverso le vie aeree, mediante le goccioline presenti nell’espirato o in un colpo di tosse o in uno starnuto, il virus dovrà essere ricercato nelle alte e basse vie aeree.
Nel primo caso è molto semplice nel secondo caso il tampone è più complesso perché si richiede almeno un lavaggio bronchiale o la coltura di espettorato. Le sedi dove eseguire un tampone sono il naso-faringe e l’orofaringe.

Analisi del Tampone COVID-19

Eseguito il tampone, il test va processato da servizi di microbiologia accreditati per l’analisi mediante metodica di amplificazione dell’RNA virale in tempo reale: RT-PRC ad alta sensibilità.

Affinché un test sia idoneo alla diagnosi, occorre che sia il più possibile sensibile ed il più possibile specifico. Così da ridurre al minimo sia i falsi positivi che i falsi negativi.

Tampone COVID-19: sensibilità e specificità

Nel caso del Tampone COVID-19 si ha una sensibilità del 70% ed una specificità del 95%.

Cosa si intende per sensibilità: svela la capacità di identificare correttamente chi è malato, indica quindi la probabilità che chi è malato risulti positivo al test, in breve la proporzione dei malati positivi al test.
L’ideale sarebbe il 100%, cioè tutti i malati testati risultano positivi. Nel caso del Tampone COVID-19 sfugge quindi al primo test il 30%.

Di norma in caso di tampone negativo si sottopone il paziente ad un secondo tampone ma anche qui sfuggirà il 30% e così di seguito.

È quindi necessario un secondo requisito: la specificità. Un buon test deve identificare come positivi solo i pazienti malati, cioè è necessario che fra i test positivi non siano inclusi anche i sani. Da questa osservazione deriva il concetto di specificità. Per specificità si intende quindi quanti dei sani sottoposti al test risultano negativi.

In breve la specificità è la probabilità che un sano risulti al test negativo, ovvero la proporzione dei sani che risultano test negativi.

E’ possibile che un paziente infetto da COVID-19 non sia stato identificato correttamente?

Come è stato possibile che un paziente malato non sia stato identificato correttamente nonostante l’esecuzione di 2 tamponi?
Prediamo il numero dei decessi al momento della notizia: pari a 25.000 circa. Se il tasso di mortalità è del 2%, allora il totale dei malati è di 1.250.000.
Essendo la percentuale dei falsi negativi pari al 30% su un milione e duecentocinquanta mila i falsi negativi saranno 375.000.
Ad un secondo tampone, mantenendo la stessa percentuale, i falsi negativi saranno 112.500 in tutta Italia, dunque un più che buon numero.

La matematica aiuta a capire quindi i falsi negativi ma si danno altri limiti:
– la temporalità dell’esecuzione del tampone variabile da 2 a 5 giorni dal contagio, necessari alla replicazione della carica virale
– la modalità di esecuzione del tampone: un prelievo non eseguito in profondità nel naso faringe o una contaminazione con saliva o una incapacità di prelevare dietro i pilastri tonsillari, di fatto rendono il tampone meno attendibile, aumentando così la percentuale dei falsi negativi e rendendo così ragione del caso riportato a monte.

Si ringrazia per la disponibilità il Centro Medico Milano Unisalus.

In conformità alla Delibera N° XI / 3131 del 12 maggio 2020 presso il Centro Medico Milano Unisalus è possibile effettuare il Tampone COVID-19

Il Centro Medico Milano Unisalus si propone nel panorama della sanità lombarda, e milanese in particolare, come convinto interprete della necessità di una complessiva presa in carico del paziente. Presa in carico che permetta di comprenderne a fondo lo stile di vita, le abitudini alimentari, lo stato psicologico, le condizioni socio-economiche.

UNISALUS S.r.l.
via Giovanni Battista Pirelli, 16/B – 20124 Milano (MI)
Tel. +39 02 48013784 – info@unisalus.it